PERSONAGGI ILLUSTRI DI VICO
 
  Figlio illustre della terra di Vico è il pioniere del Bartolomeo Cattaneo. Chi era mai costui? Si chiederanno i più.
Fu senza ombra di dubbio un personaggio di tale calibro da inorgoglire la sua terra d'origine e l'Italia intera.
Il suo nome può comparire tra i personaggi che hanno dato gloria alle Valli Camonica e Tellina.
Chi rammentava più questo nome appartenuto ad un uomo che fece delirare le folle d'Italia, di Francia, d'Inghilterra, di Russia e dell'America del Sud, la sua fama raggiunse il mondo intero. Autentico pioniere del volo, contemporaneo ed allievo prediletto di Bleriot, compagno di audacie di Natham, Farman, Voisin, Chavez, Garros, Santos Dumont, Calderara etc., i cieli d'Europa e dell'America del Sud videro i suoi primi temerari voli su apparecchi incertamente scoppiettanti, a pochi metri d'altezza, per pochi minuti. Si scrivevano a quel tempo le prime pagine della storia dell'aviazione e la gloria era tutta per i valorosi piloti.
Il mezzo tecnico era considerato come un marchingegno infernale.
Fu Cattaneo di quegli uomini che la natura crea per la sola azione, il suo bisogno di operare, di osare, l'intima irrequietudine, la sete di prove di ardimenti, egli poté placarla ed esaurirla unicamente nel cimentarsi in imprese acrobatiche dense di rischi mortali e che avevano del miracoloso per quel tempo.
Classificato come «temerario» si era imposto alla universale ammirazione per la costanza del suo grande coraggio e per certe particolarità geniali e magistrali nei suoi voli sensibili e nelle sue manovre eleganti.
Egli considerava proprio dovere dare se stesso per affermare la validità ed il sicuro avvenire del mezzo aereo.
Bartolomeo Cattaneo 1° brevetto di pilota in Italia (1) nacque a Grosio in Valtellina il 30 gennaio 1883 ove i genitori si erano trasferiti per lavoro, ma considerò sempre la sua terra di origine il piccolo paese di Vico, dove trascorse la sua prima spensierata infanzia presso i nonni materni Margherita e Gio Battista Perlotti della famiglia «Sciopeter». Bartolomeo è il terzogenito di sei figli dei coniugi Cattaneo Pietro e Perlotti Maria Buona.
Attraverso il ricordo che di Lui hanno i più anziani, si rievoca la sua infanzia trascorsa nel piccolo paese tra gente semplice e s oprattutto tra l'adorato zio Fedele Perlotti (poi gestore del Ristorante
Risorgimento in Edolo e che accoglierà il suo illustre nipote con giubilo in occasione del banchetto-ricevimento per l'inaugurazione della ferrovia Brescia-Edolo il 14 luglio 1909) e presso i fratelli della nonna Antonio (Tone dele fonne), Domenica, Maria e Maria Caterina.
Evidentemente seppur circondato da amore familiare il discolo fanciullo è attratto da qualche cosa che sta al di fuori del vivere tranquillo e magari tra stenti e difficoltà, sente che la professione di fabbro esercitata dal padre non lo attrae più di tanto, e nemmeno quella dell'oste, neppure quella del contadino, è attratto invece dai motori, ma in questi paesi macchine non ve ne sono e non si sa come egli riesce a raggiungere Milano ed ancora lato sconosciuto riesce ad entrare in contatto con il mondo della meccanica e delle prime auto a motore, una autentica lacuna è poi l'incontro con Bleriot, il maestro del volo, che lo chiama come suo meccanico di fiducia e con esso realizza se stesso nella professione da lui preferita.
Nel 1903 partecipò con Santos Dumont alle prime esperienze del «più pesante dell'aria», primissime dimostrazioni di abilità di pilotaggio. Nello stesso anno inizia i vari esperimenti e segue il maestro ovunque questo prepari esperimenti di volo e costruzione di motori per aerei chiamati per l'appunto «Bleriot».
Lo troviamo pertanto in Francia, in Russia, in Germania, insomma in giro per l'Europa, ventenne o poco più, intorno agli anni 1900-1908, ed i parenti hanno scarse notizie di lui tanto da considerarlo come un figlio scappato di casa e che non sanno dove rintracciare, ricevono saltuariamente delle lettere e delle cartoline con l'effige di questi strani uccelli volanti e restano scettici, increduli e soprattutto sconfortati.
Nel 1909 con il circuito aereo di Brescia-Montichiari in cui Bartolomeo non vi partecipa direttamente e con quello di Reims (fine settembre del 1909) in cui Cattaneo vi partecipa direttamente pur non avendo ancora il brevetto di pilota comincia a salire la sua popolarità tanto che anche nella sperduta valle si hanno notizie del nostro prode aviatore attraverso i rari quotidiani (La Valcamonica, e la Sentinella Bresciana) che pubblicano di rimbalzo le gesta di questi primi piloti. All'iniziale sconforto presso i parenti incomincia a sostituirsi una certa gioia seppur contenuta in una continua apprensione. L'occasione per riabbracciare parenti ed amici si presentò allorquando si inaugurò la Ferrovia Brescia-Edolo, Cattaneo all'inizio della sua fama è riconosciuto e riceve congratulazioni ed omaggi dalla sua gente che lo festeggia si congratula con lui ancora con una certa incredulità, un certo stupore, pur non condividendo in pieno la smania di osare del pilota. Può riabbracciare i suoi vecchi parenti che non possono non essere orgogliosi di lui ma nel contempo ne soffrono la lontananza, tanto che per taluni sarà l'ultima occasione di rivederlo.
Ognuno deve seguire il proprio destino, ed egli ritornando al proprio serba nel cuore il ricordo dei suoi cari, ma nel contempo (anni 1909-1910) vive il suo miglior periodo di gloria.
Egli si cimenta nei principali concorsi aerei partecipandovi direttamente (circuito di Lilla etc, o coadiuvando il maestro Bleriot (1 trasvolata della Manica, luglio 1909).
Nel gennaio 1910 si brevetta pilota alla scuola di pilotaggio di PAU in Francia e subito lo troviamo protagonista nel circuito aereo di Odessa in Russia, nel maggio del 1910 partecipa al concorso aereo di Verona (22-29 maggio 1910) ove è universalmente riconosciuto come migliore pilota italiano in gara e dove conquista il primato d'altezza salendo a 1670 metri con un monoplano Bleriot, la sua fama cresce sempre di più, lo chiamano l'enfant gâté, gli altri principali concorrenti del Circuito di Verona sono i vari pionieri Martinet, Paulhan, Ravetto, Farman, Metrot, Chavez etc.
Cattaneo sale agli apici della popolarità, la gente lo acclama, i principali industriali del tempo fanno a gara per accaparrarsi la sua opera. Dopo Verona Cattaneo partecipa a vari altri meeting d'aviazione in Francia e dal 28 luglio al 10 agosto 1910 è l'unico italiano a partecipare al «Blackpool aviation meeting» mettendo in mostra le sue capacità e il suo coraggio, si distingue anche in questa competizione e sopravanza nelle varie gare i vari Audemars, Morane, Roe, Hadley Huntley, tanto per citarne alcuni e riceve i complimenti e i premi dalle mani del Re d'Inghilterra, da poco incoronato, Giorgio V, figlio di Edoardo VII.
Altre gare attendono il nostro valoroso, eccolo partecipare nel circuito aereo di Lanhort e a quello di Rouen (12-26 Giugno 1910), Reims (3-10 Luglio 1910) in Francia, dove sono da annoverare anche delle cadute mortali di altri concorrenti.
Ma egli è sempre più assetato e convinto dell'utilità del mezzo aereo e si cimenta noncurante del pericolo e pieno di fiducia, in sempre più pericolose imprese.
In una delle rare lettere ai suoi cari scrive «fatica tanta ma successo crescente».
Sfruttando il successo di queste gare si organizzano a ritmo sfrenato delle altre, non curandosi della fatica e del peso che gli aviatori devono sopportare, e finito un circuito eccone organizzare un altro. Senz'altro il più importante fu il Circuito Aereo di Milano (fine settembre, primi ottobre del 1910).
Il Circuito Aereo di Milano si riconobbe come la massima riunione aerea d'Italia, infatti, a differenza della massima parte di quelle tenute anche in tante città d'Europa, non limitò il proprio significato ad uno spettacolo per quanto imponente di audacia e di perizia, ma offrì al pubblico, ai tecnici ed agli studiosi i criteri conclusivi di un solenne paragone scientifico.
Le principali scuole e tendenze costruttive, infatti, vi furono rappresentate. Anche in questa occasione Cattaneo, si mise in luce, celebri i suoi voli «planée».
Ampie cronache descrittive delle gare aviatorie milanesi si possono reperire su il Corriere della Sera, Domenica del Corriere e altri giornali dell'epoca.
Lo stesso Corriere della Sera offre alla società italiana di aviazione la considerevole somma (per quel tempo) di Lit. 50.000 per l'organizzazione del detto Circuito di Milano. Cattaneo è con Ruggerone il migliore Italiano in lizza e conquista diversi premi.
Nutrita era la concorrenza, infatti, vi erano iscritti tra gli altri i più audaci pionieri del volo: Paulhan, Weimann, Chavez, Kuller, Mollien, Paul, tanto per citarne alcuni e comunque furono 26 francesi (patria delle scuole di pilotaggio), 6 italiani (Ravetto, Cagno, Ruggerone, Magenta e Madrigali oltre a Cattaneo), 2 olandesi, 1 peruviano (Chavez), 1 inglese, 3 tedeschi e 2 belgi.
Fu un cimentarsi in abilità continuo, la folla era incantata e gli stessi Reali vollero conoscere e complimentarsi con i nostri Eroi, celebre è il volo di Cattaneo sopra le guglie del Duomo (23-9-1910).
Osare era la parola d'ordine di questi uomini e osare valicare le Alpi con quelle macchine infernali scoppiettanti, cosa mai pensata e considerata vera e propria impresa pazza, fu una idea del comitato di aviazione milanese, organizzatori delle varie gare, e si pensò di provare a organizzare la Trasvolata delle Alpi con il motto «Da Briga a Milan in aereoplan». Erano necessari il minimo di 5 eroici piloti disposti a salire ad una altezza mai pensata (valicare le Alpi attraverso il Sempione).
Anche a questa impresa si iscrisse il nostro Bartolomeo, con Chavez, Weimann, Legagneux, Aubrun, Latham e Wiencziers.
La partenza era fissata a Briguerberg a m. 900 d'altitudine considerando che il freddo dell'alta quota poteva nuocere al buon funzionamento dei motori di quegli «aerei», si provvide a coprire i motori con stracci. Il gran premio della gara era di Lit. 100.000 ed i giornali del tempo scrivevano: «sarà effettuata una impresa che non fu mai neanche sognata nei secoli? Il pubblico ha fede; i tecnici ce lo promettono, gli iscritti alla gara ce lo assicurano. Se ciò "avverrà non si avranno più riserve ed indugi nei progressi vittoriosi del volo meccanico: l'uomo sarà diventato realmente ed incontestabilmente il sovrano del cielo» (dal 18 al 24 settembre 1910).
Considerando le condizioni atmosferiche ci furono vari tentativi: iniziale quello di Weymann che, per guai meccanici, fu costretto a ritornare alla base di partenza.
Successivamente si cimentò Chavez, il quale riuscì a valicare la punta del Sempione, attraversò la terribile valle Vaira, discese trionfalmente ad Iselle, ma proprio mentre si apprestava ad atterrare sicuro del successo, guai meccanici al mezzo e destino atroce provocarono la caduta rovinosa del mezzo, fu raccolto ferito gravemente e spirò pochi giorni dopo senza prendere conoscenza. A seguito di questo incidente mortale furono sospese in segno di lutto le altre prove della Trasvolata. Le Alpi erano vinte ma a quale prezzo!
Gli aviatori sottoscrissero una dichiarazione di sospensione di tutte le gare in lingua francese, nella quale esprimevano il loro dolore e la loro partecipazione al lutto per la morte di Chavez.
In calce a questa dichiarazione è ben visibile la firma del nostro Bartolomeo Cattaneo (n. 2 di gara).
A Domodossola si svolsero imponenti funerali al prode Chavez, e il nostro Cattaneo, per onorare la memoria dell'amico e per riaffermare il sicuro avvenire del mezzo aereo si trasferì in Argentina anche per propagandare il mezzo aereo in quei luoghi, ed il 16 dicembre dello stesso anno di gloria 1910, dopo forzati rinvii egli si cimentò con pieno successo nella prima trasvolata del Rio de la Plata da Buenos Aires in Argentina a Colonia in Uruguay.
Racconta a tal proposito Sergio Raminelli: «L'impresa riuscì perfettamente, solo vi fu un ritardo nel tempo impiegato dallo aviatore, successivamente spiegato da Cattaneo stesso che riferì del comportamento assai diffidente e quasi minaccioso degli indigeni al cospetto di quello "strano uccello" sceso dal cielo e del suo padrone».
Furono percorsi totalmente 90 Km.
Il Municipio di Colonia fece coniare una medaglia d'oro a ricordo dell'avvenimento con la seguente scritta: «La Intendencia en representaciòn de la Municipalidad de Colonia a Bartolomé Cattaneo en testimonio de admiraciòn por su vuelo de Buenos Aires al Real de San Carlos. Diciembre 16 de 1910».
Cattaneo diede il suo nome persino ad una qualità di sigarette tanto era la sua celebrità, ma il successo sempre più crescente non lo esaltava; egli si preparava con dedizione e sacrificio ad altri difficili impegni sudamericani a cominciare il 26 dicembre dello stesso 1910 ai primi voli su Santiago del Cile.
Ebbe occasione di conoscere altri emigranti di origine camuna, primo fra tutti strinse sincera amicizia con la famiglia Ferrari Pietro, originaria di Stadolina di Vione. Lo stesso Pietro Ferrari lo immortalò con le sue fotografie nelle più celebri imprese sudamericane essendo il fotografo incaricato dalle autorità argentine.
Altro amico fu Fortunato Rossini, che coadiuvò Cattaneo nelle sue gesta ed iniziò egli stesso la carriera di aviatore.
Nel mentre nel paesello egli perde le persone più care, muoiono i nonni, ed il 24 luglio 1911 la madre Maria Buona Perlotti, che seguiva con trepidazione tutte le notizie rimbalzanti dai lidi lontani, al ritorno dalla messa trova un quotidiano e sfogliandolo vede che si parla di suo figlio, essa si ferma, l'emozione è forte, legge con avidità per capire il più possibile il senso di quelle parole e per sentirsi il figlio più vicino e per essere orgogliosa di lui, l'emozione sale, la povera donna, già sofferente di cuore, non regge all'emozione e stramazza a terra. La raccolgono per strada ormai in stato di coma da dove non si riavrà più, muore, infatti, la stessa sera.
Bartolomeo pianse amaramente la morte della madre che amava più di tutti, infatti, la donna, pur soffrendo tremendamente la lontananza del figlio, lo aveva incoraggiato più volte a seguire la sua strada, e difendendo il figlio a spada tratta da accuse e facili pettegolezzi.
La madre era per Bartolomeo la confidente preferita ed ora senza di lei si sentiva affievolito negli stimoli.
Cercò di superare il dolore buttandosi a capofitto in altre pericolose imprese; alcune fonti lo dicono partecipante alla guerra di Libia 1911-1912; non abbiamo documenti ufficiali al riguardo.
Scoppiato il primo conflitto mondiale Catteneo accorse e si arruolò volontario (si noti che fu ritenuto inabile alla prima visita di leva) e fu utilizzato come istruttore e con il grado di tenente in varie scuole di pilotaggio. La guerra fu il campo ideale, ove egli, accanto alla pura gioia di potersi prodigare giornalmente in aspre missioni utili al fine di raggiungere la vittoria, vedeva fatto realtà il suo sogno di vita intensa e vertiginosa, vedeva appagato il suo desiderio nostalgico delle distanze da divorare, il piacere di misurarsi con le altezze e con le lontananze, riuscendogli di strappare allo spazio la sensazione orgogliosa e inebriante che alla sua audacia nulla era illecito. Si congedò nel dipartimento Aereonautica di Torino il 22 dicembre 1918...
Alla fine della guerra 1915-18 egli continuò la sua opera come pilota civile a Milano e a Catania. Giovane, prestante, intelligente, ebbe molte ammiratrici ed amiche nella cerchia della società borghese, una celebre soprano, Luisa Tetrazzini, ebbe una lunga relazione con lui. Viveva in questo periodo a Genova, presso la sorella Maria, valente ostetrica e presso di lei viveva pure il padre Pietro, ormai solo e anziano. Conobbe e fu dipendente di Caproni, il famoso costruttore di aerei. Nel 1929 il sudamerica lo tentò ancora; vi tornò con un aereo Caproni 5000 Hp. per effettuare il rilevamento aereofotogrammetrico della regione di San Paolo in Brasile. L'aereo Caproni era attrezzato con apparecchiature e sistema Nistri per il rilievo aereo-fotometrico. L'importante lavoro venne ultimato dal Cattaneo che divulgò il sistema Nistri in tutto il sudamerica. Successivamente, il suo temperamento instabile e avventuroso lo ricondusse in quel Brasile che già da tempo possedeva una coscienza aviatoria nell'orgoglio di essere la patria di Santos Dumont. A Rio de Janeiro, l'intrepido italiano si esibiva in spettacolari «cerchi della morte», mentre le folle dell'ippodromo della Gavea lo acclamavano esaltanti. Grazie al suo carattere buono e schietto, di una modestia esasperante, Cattaneo divenne in breve un idolo dei brasiliani ed il suo nome, le sue «loncuras» pazzie, furono popolarissimi. Egli si sentiva unito a questo generoso popolo brasiliano che quando scoppiò la rivoluzione del 1932 in favore della Costituzione, si unì ad esso, rendendo preziosi servizi. Fu tra i fondatori della VASP, compagnia aerea civile brasiliana, di cui fu comandante, prestò servizio nella linea San Paulo-Riberao Preto: 300 Km. sulle foreste. Tempi duri per tale genere d'industria.
Aristides Pileggi, che conobbe personalmente Cattaneo, dice di lui nel libro: «Jubileu de Ouro da Vasp seus primeiros anos de Vida». «Il coraggio di quell'uomo dava entusiasmo e morale a tutti noi!».
Ormai Cattaneo aveva 51 anni. Il tempo trascorse ancora, l'organizzazione aerea progredì sempre più; i capelli dell'antico pilota incanutirono. Egli venne dimesso dall'impiego: il suo ciclo era ormai compiuto. Per vivere dovette ridursi a fare qualche altro lavoro. Non tornò più in Italia, i parenti, in special modo le sorelle, lo fecero cercare inutilmente mediante consolato, senza esito.
Riappare alla cronaca il 25 gennaio 1938 quando, in occasione del trionfale volo dei «sorci verdi» da Roma a Rio de Janeiro, con trasvolata dell'Atlantico, manda un telegramma di felicitazioni agli auteri: Colonnello Biseo, Capitano Moscatelli e Tenente Bruno Mussolini. Detto telegramma è riportato da Benito Mussolini stesso che, nel diario «Parlo con Bruno», rievoca la figura del figlio Bruno, aviatore caduto a Pisa il 7-8-1941, a pag. 84 cita testualmente: «Tanti telegrammi ricevesti (in occasione del volo Roma-Rio de Janeiro, indirizzandosi al figlio Bruno), ma accanto ai grandi nomi sono sicuro che non ti è discaro che io tragga qualcuno dalla folla che il volo esaltò.
Frugando tra le buste che tu, ragazzo ordinato avevi ordinatamente conservato:
"Passano i giorni, le settimane e i mesi, passeranno gli anni, ma nel cuore di noi Italiani e di tutti i Brasiliani permarrà sempre il ricordo del tuo audace volo". Così scriveva Cattaneo, direttore di uno stabilimento fotografico a S. Paulo del Brasile, e concludeva: "in bocca al lupo o grande Bruno. All'indispensabile audacia, unisca nell'arte del volo, una sia pur piccola parte di prudenza"».
L'ultimo sprazzo di notorietà il famoso «AZ» lo ebbe per l'arrivo in San Paulo dell'Angelo dei Bimbi, si prodigò con un entusiasmo incredibile all'organizzazione del ricevimento, con cuore di italiano e di aviatore. Quando Bonzi e Lualdi all'arrivo lo conobbero, lo abbracciarono e vollero regalargli la piccola bussola che li aveva guidati nella traversata atlantica. Cattaneo era fiero di questo dono e lo mostrava.
Il suo orgoglio gli impediva di palesare le sue condizioni finanziarie sconnesse, ma questa non agiatezza non gli ha mai fatto perdere la naturale amabilità che lo rendeva grato a quanti lo avvicinassero.
Aveva accettato di scrivere per un giornale brasiliano le sue memorie e forse ciò avrebbe sollevato la sua situazione finanziaria, ma non ne ebbe il tempo. Nel suo stesso stabile abitava una famiglia bresciana, i Miglioretti, in San Paolo, rua da Concaicao al n. 134, egli la frequentava tutte le sere e con essa in dialetto bresciano amava rievocare tutta la sua vita, le sue gesta, soddisfatto di poter parlare la sua lingua e soprattutto di essere tra la sua gente.
La sera prima di morire, si recò dai fidi amici come sempre, manifestando di non essere in buona salute. Disse che il giorno dopo sarebbe andato dal medico, come fece; al ritorno, come descrive «a gazeta», giornale di San Paulo: «In uno dei primi pomeriggi di questo autunnale aprile (1949) piovoso, un uomo modestamente vestito rientrava alla sua cameretta mobiliata, situata al quinto piano di un. palazzo del centro. Il suo respiro era difficoltoso, a tal punto che decise di fermarsi al terzo piano dove dimorava una famiglia italiana amica. Suonò alla porta, vennero ad aprirgli e senza poter dire una parola di saluto, l'uomo si abbatté fulminato tra le braccia della padrona di casa. Aveva 66 anni, si chiamava Bartolomeo Cattaneo».
Il «certificato de obito» dice che Bartolomeo Cattaneo è morto in San Paulo il 2 aprile 1949, per angina pectoris ed insufficienza aortica. Il destino gli ha almeno riservato il conforto di essere raccolto per l'ultima volta da italiani."
La stampa brasiliana lo ricordò ampiamente. con affetto, gratitudine e commozione, anche quella italiana lo ricordò, ma con l'andar del tempo ne dimenticò le gesta.
Le personalità brasiliane e italiane di San Paulo si interessarono perché i suoi funerali fossero degni di lui e perché fosse sepolto nella «Cappella del Reduce Italiano» - Mausoleo degli Eroi, cimitero dell'Araça di San Paolo - ad eterna riconoscenza della sua tanto amata patria. Le sue spoglie sono tuttora giacenti in quel cimitero.
Collection of Franco Maccare
Submitted by Giovanni Giorgetti,
 
 
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